Salivano a mezzanotte in gruppi. Camminavano in modo ordinato, senza far rumore. Si dirigevano all’Eremo della Madonnna della Consolazione, in cima alla salita lungo la quale sorgeva la nostra casa. Dalla terrazza vedevo inerpicarsi queste donne con fatica: tenevano i rosari stretti tra le mani. Recitavano bisbigliando all’unisono le preghiere del rosario di San Giovanni creando una risonanza sinistra al loro passaggio. Si fermavano di quando in quando e guardavano in giro con sospetto. Non c’era nessuno fuori a quell’ora, tantomeno in quella zona della città, che via via che si saliva era sempre meno abitata. Le case si diradavano man mano che ci si avvicnava all’Eremo. Le voci e le luci si affievolivano fino a scomparire ed un silenzio opprimente avvolgeva ogni cosa. Eppure loro cercavano ed aspettavano: attendevano i “segni” che si manifestassero. Poteva essere il guaito di un cane, il rumore sordo di una porta che sbatteva, il pianto di un neonato, il verso di un gufo e loro sapevano cosa questo avrebbe significato…
Here comes the sun…
Il mito codifica la realtà
Simbologia e tradizioni a confronto
Dato che diversi miti convergono su questo periodo dell’anno, la simbologia legata al solstizio ed alla notte di San Giovanni è molto ricca.
Il sole – il fuoco
Il simbolo per antonomasia, che popola diffusamente le varie narrazioni, è appunto il Sole. Il Sole, che come abbiamo detto nasce a dicembre, percorre il suo viaggio “iniziatico” e poi arrivato in cima comincia a percorrede la fase discendente. E’ un pò anche la metafora della vita, scandita da fasi che determinano la nostra crescita e maturazione. C’è l’infanzia, la lotta per l’affermazione come individuo, la crescita, l’adolescenza, l’età adulta ed infine la vecchiaia, che casualmente, ma non proprio, viene chiamata da alcuni, la”via del tramonto”. Il sole simboleggia l’energia maschile, il fuoco (la Luna/l’acqua quella femminile), il vigore, l’energia per plasmare le cose intorno a noi. Il sole è anche il “Re” del firmamento, essendo al centro del sistema solare e questo già gli antichi Babilonesi lo avevano compreso.
E’ ancora oggi molto in uso l’abitudine di accendere fuochi rituali in molte parti d’ Italia e d’Europa. Questi vanno tenuti accesi tutta la notte, a contrastare simbolicamente le tenebre che minacciano la luce. E’ inoltre usanza danzare attorno ai fuochi di San Giovanni (dai norreni chiamati “fuochi di Baldr”, di cui vi parlerò) e, non appena le fiamme si abbassano, saltarci attraverso tenendo la mano della persona con cui si vuole consolidare il legame. Il fuoco infine serve anche per bruciare le erbe raccolte.
L’acqua
In contrapposizione al Sole, vi è una forte componente femminile legata a questa celebrazione. Un ruolo preminente infatti è giocato dalla Madre Terra, dal femminile e dal simbolismo ad esso connesso. L’acqua ne fa parte. Non è un caso che anche nel racconto biblico, il personaggio principale, Giovanni, rivesta un ruolo significativo. Egli è il cugino di Gesù ed è il Battista, cioè colui che offe al cugino il battesimo. Rito, per chi non lo sapesse, di mutuazione pagana, ad altissimo valore simbolico che ha come protagonista indiscusso l’elemento acqua a scopo di purificazione.
A tal proposito devo citare la “guazza di San Giovanni”. Si tratta di acqua di ruscelli o rugiada del mattino, nella quale immergere le erbe raccolte e con cui bagnarsi la mattina di San Giovanni. L’acqua viene “informata” dagli influssi di sole e luna e mantiene delle virtù di guarigione. In antichità si portavano i malati a bagnarsi nei corsi d’acqua la mattina del 24 giugno, per curare reumatismi ed altri malori.
Il matrimonio cosmico
La contrapposizione tra maschile e femminile diviene quindi unione, fusione per elevarsi ad un livello successivo di consapevolezza. Una costante nei rituali pagani legati a questa data è il matrimonio inteso come unione. Si tende infatti in questo modo a celebrare il matrimonio cosmico, tra luce ed ombra, notte e giorno, maschile e femminile. Forse la chiave sta nel fatto che gli antichi, liberi da preconcetti politici, avevano capito che queste due cose funzionavano se venivano fuse insieme una nell’altra.
Il piombo
La testimonianza con la quale ho iniziato l’articolo, mi parla di alcuni dei rituali che si praticavano durante la notte di San Giovanni. Uno di questi ha come elemento principe il piombo, oltre naturalmente all’acqua ed il fuoco. Ma vediamo come si procede.
Il rituale consiste nello sciogliere a mezzanotte del piombo in un pentolino sul fuoco, fino a raggiungere la forma liquida. Una volta liquefatto va versato in un catino colmo d’acqua e va lasciato riposare per il resto della notte. Si dice che questo rituale rivelasse il lavoro del futuro sposo di una giovane donna. Anche qui si perpetua l’idea del legame e del matrimonio, ma andiamo avanti. Il piombo ormai solidificato assume delle forme curiose che costituiranno degli indizi da interpretare.
Il piombo è un metallo molto conosciuto dalla tradizione alchemica, di cui ricordiamo l’aspirazione a trasformarlo in oro. Si tratta di un metallo che gli alchimisti legavano al pianeta Saturno, che governa le tenebre e simboleggia la morte e trasformazione. Essi inoltre credevano che le sue impurità rappresentassero l’animo umano e che come lui necessitasse di un processo di purificazione attraverso il fuoco e l’acqua.
Il rituale quindi, possiamo affermarlo, mima un processo alchemico di trasformazione attraverso la purificazione.
Il noce
Nella tradizione popolare si racconta che le streghe andassero a ballare attorno all’ormai celeberrimo Noce di Benevento. Un albero maestoso, le cui origini si perdono nella storia. Sembra che fosse addirittura un albero consacrato ad Odino dai Longobardi. I rituali a base di canti e urla, vedevano i partecipanti correre attorno al fusto colpendo con lance una pelle di capra appesa ad un ramo, dalla quale avrebbero poi mangiato i resti. Sembra che da questa usanza, poco gradita ai cristiani nell’epoca buia della santa Inquisizione, derivasse la leggenda delle streghe che usavano radunarsi nella notte di San Giovanni attorno all’albero per far baldoria.
Il noce è una pianta emblematicamente protagonista di molti rituali pagani. In epoca cristiana tutto questo ha naturalmente assunto connotazioni negative legate al demonio, che sembra addirittura che avesse fatto ricrescere il Noce, strappato via dal vescono di Benevento Barbato.
Gli antichi usavano il suo frutto come curativo ed anche oggi conosciamo le virtù delle noci. Tuttavia hanno sempre guardato con sospetto e deferenza a questo albero maestoso, forse per via della sostanza contenuta in radici e foglie, la uglandina, che è tossica ed impedisce ad altre piante di crescergli attorno.
A noi è restata la tradizione di raccogliere le noci ancora avvolte nel mallo durante la notte di San Giovanni, per preparare il liquore nocino seguendo la tradizione. Qui trovate un’ottima ricetta ed alcune curiosità.
Il numero 7
Un’altra usanza sopravvisuta al passare del tempo è quella di raccogliere le erbe. La più celebre è l’Iperico, anche chiamata “erba di San Giovanni” di cui abbiamo già parlato sulla nostra pagina facebook. E’ stata chiamata così perchè strofinandola rilascia una sostanza rossastra che veniva denominata “sangue di San Giovanni”. Più tardi, in epoca post Inquisizione ha preso anche il nome di “caccia diavoli”. L’iperico ha molte virtù ma la cosa più importante è che è una pianta solare. Il fiore ha cinque petali a raggera di colore giallo come il sole. E’ un’erba molto utilizzata in fitoterapia e floriterapia, dalle molteplici virtù curative.
Indipendentemente dalle piante che coglierete, dice la tradizione, dovrete formare dei mazzetti a protezione della casa. Dovrete scegliere sette erbe e legarle con un nastro rosso legandolo sette volte e pronunciando sette volte l’intenzione (ad esempio” proteggi questa casa”). Ora, è chiaro che il numero sette riveste un ruolo significativo. Effettivamente, secondo gli alchimisti, è il numero della filosofia e dell’analisi, ma anche e soprattutto del cambiamento e dell’evoluzione. Non sorprende che ricorra frequentemente nella storia dell’uomo (sette note, sette peccati capitali, sette giorni della settimana, sette anni di sfortuna se rompi uno specchio, sette vite hanno i gatti…).
La testa
Il racconto biblico riporta la vicenda di San Giovanni, imprigionato per aver criticato il sovrano Erode Antipa. Costui si accompagnava alla moglie del fratello, Erodiade, che abbiamo già incontrato quando parlavamo di Aradia. La figlia di Erodiade era Salomé. Una sera, come ricompensa per la sua esibizione come danzatrice, il re le chiese di scegliere una ricompensa. Lei, spinta dalla madre, chiese la testa di Giovanni Battista su un piatto d’argento. Giovanni quindi fece una gran brutta fine, ma voglio concentrarmi sul simbolismo celato dietro al fatto di perdere la testa e del perché si sia dedicato un giorno così emblematico a questo personaggio.
Il sole come abbiamo visto, per effetto della rivoluzione del nostro pianeta attorno a lui, compie un cammino nell’orizzone. Abbiamo già menzionato il fatto che ad un certo punto sembra fermarsi per poi riprendere. A proposito di questo, gli antichi dicevano che il sole, nell’intraprendere il suo cammino discendente nell’orizzonte visibile ad occhio nudo, “perdeva la testa”, cioè veniva decapitato.
Quale che sia la vostra tradizione, auguro a tutti voi un felice solstizio!