So che sta per arrivare l’ 8 di marzo e che tutti si aspettiamo che anche noi su www.naturopatiaadomicilio.com prendiamo una posizione sulla spinosissima questione dei diritti delle donne, del femminicidio e delle quote rosa. Non lo faremo, spiacente di deludervi. Ci saranno già oceani smisurati di parole che verranno sprecati in questi giorni su questo tema e, lo sappiamo già da ora, nulla cambierà.
A noi non interessa prendere parte ad alcun dibattito, perché crediamo che i dibattiti servano solo a fare audience ad accrescere dividendi nelle tasche di qualcuno. Non fa per noi. Noi siamo fatte per pensare e spesso ci diciamo che lo facciamo anche troppo! Ma meglio pensare troppo, che non farlo affatto, non vi pare?
Viviamo in un mondo che parla ed agisce al maschile. Questo credo lo abbiate capito tutti. E’ un dato di fatto, senza alcun velo di polemica. Tuttavia se ci guardassimo indietro, se davvero volessimo umilmente iniziare ad imparare qualcosa da questa benedetta storia, ci renderemmo immediatamente conto che le cose non sono andate sempre in questo modo. Tutt’altro, vi è stato un tempo in cui la donna era davvero tenuta in grande considerazione all’interno della società e non perché qualche uomo lo aveva stabilito per legge, solo per scaricarsi la coscienza.
Il culto della Grande Madre
Mi riferisco a tempi molto remoti, siamo più o meno nel Neolitico, quando la società di tipo tribale, basava la sua economia sulla suddivisione razionale e ragionevole dei ruoli, funzionale al raggiungimento di obiettivi concreti. Uno fra tutti la sopravvivenza. Fresco di salto evolutivo e animato dalla sua impareggiabile praticità, l’uomo neolitico aveva compreso che i maschi e le femmine erano diversi e che proprio in questo risiedeva la loro ricchezza. Nella diversità. Ben presto gli fu chiaro però che, sebbene il loro fosse un ruolo molto importante, le femmine di quasi tutte le specie avevano ereditato da madre natura la prodigiosa capacità di generare la vita. Erano ancora molto lontani i tempi in cui ci avrebbero spiegato scientificamente i termini del concepimento, ma eravamo anche anni luce dal momento in cui i dottoroni ci avrebbero detto “fate che sia il papà a dare il latte al bambino, altrimenti si sente escluso”! Credete ancora di essere voi i più evoluti?
Lei sì, io no
La virtù di generare, ma anche quella di curare, accudire, trasformare prede e raccolti in cibi commestibili per tutta la tribù, conferivano alla donna un’aura di mistero e magia. L’uomo si rese conto che madre natura gli aveva precluso qualcosa, ma invece di fare la guerra alla sua compagna, decise di agire secondo buon senso: la rispettava e la venerava. Semplicemente. Aveva capito che senza di lei gli sarebbe mancato qualcosa, perciò non sarebbe a servito a nulla, soprattutto non avrebbe giovato alla sussistenza della specie. Detta in due parole: era integrato.
Aveva capito che senza di lei gli sarebbe mancata una parte di sé stesso. Questo concetto, dall’aria futuristica, è invece calzante per le civiltà dei primordi. A noi oggi sembra filosofia spicciola.
Maschile e femminile
E se ora la smettessimo di parlare di femmine e maschi ed iniziassimo a considerare i concetti, molto più validi secondo noi, di maschile e femminile?
Non è filosofia e neppure new age, perché maschile e femminile sono parti di ogni essere umano, senza distinzioni di sesso. Si direbbe una cosa molto democratica e persino all’avanguardia sui tempi eppure è così da sempre!
Il cervello degli uomini e delle donne è, come sapete, diviso in due emisferi che comunicano tra loro, sebbene siano separati. Apparentemente sono due sezioni simmetriche, ma nella realtà viene fuori che si occupano di cose diverse.
Il cervello e i suoi segreti
Sembra che la parte sinistra sia la parte razionale, quella della logica, quella per intenderci che si mette in moto quando facciamo i calcoli, quando ragioniamo razionalmente. Qui risiede il maschile, sede ancestrale delle strategie applicate alla sopravvivenza.
La parte destra, invece, sovrintende alle funzioni istintuali, legate all’irrazionalità, alla creatività. Questa è la sede del TALENTO, di cui parleremo più ampiamente nei prossimi post. Per intenderci, coloro i quali svolgono professioni legate all’arte, come i musicisti per esempio, hanno l’emisfero destro molto più sviluppato di uno che di mestiere fa il matematico.
Essere uno
Tutto questo per dire che c’è del maschile e femminile in ciascuno di noi, non importa se portiamo la gonna o i pantaloni. Il problema è l’integrazione, ovvero trovare quel famoso equilibro, di cui parlavo tempo fa, anche tra il nostro lobo destro e quello sinistro. Non è semplice, ma nemmeno impossibile! Di sicuro, la prima cosa è prendere coscienza che questo non mina la nostra femminilità e neppure, dio non voglia, la nostra mascolinità. Si può esser dei veri machi pur assecondando il femminile che è in noi, coltivando la grazia, il talento, la creatività, assecondando ogni tanto qualche istinto, senza rinunciare per sempre alla razionalità.
Matrimonio alchemico
Lo dicevano gli alchimisti e lo ripropongo io qui: ciò che serve è l’integrazione, ovvero quel matrimonio alchemico tra maschile e femminile che insieme fanno il tutto, la materia, l’universo, l’uomo. Questa è la parità di cui abbiamo bisogno, perché solo su questo terreno siamo davvero uguali.
Non ci sarà mai parità in un mondo fatto dagli uomini per gli uomini, dove però paradossalmente l’uomo si sente minacciato da donne che li scimmiottano per arrivare ai loro stessi livelli; dove ogni diritto che pensiamo di aver guadagnato è una concessione. Perché sarà sempre un mondo in cui facciamo ogni giorno un patto con il diavolo e quello che ci giochiamo è il nostro diritto ad essere ciò che siamo. Donne. Punto.