A Milano oggi piove. Anche chi abitualmente non apprezza il cielo plumbeo sopra la pianura, spera che la pioggia ripulisca un po’ l’aria dal virus. Sono ancora molti i sintonizzati sull’ultima edizione del tg: scuole chiuse per un’altra settimana.
In una città, Milano, che non dorme mai e riposa ancora meno, è anomalo avere del tempo extra. Giorni che non hai chiesto per iscritto in largo anticipo e che non ti ha autorizzato il capo. Fosse per lui, ti farebbe andare anche di domenica! Ma questo è il tempo del virus e casa ci devi stare per forza: vuoi o non vuoi.
Le cose che non so di te
Mentre i giornalisti italiani camminano con difficoltà fra le macerie che hanno fatto la scorsa settimana, contribuendo a seminare il panico per la Penisola, mi salta all’occhio un servizio vecchio di almeno due anni su Wuhan, oggi nota semplicemente come epicentro del contagio.
Mi sembra una città giovane e fiorente e non solo dal punto di vista economico. E’ sede di un’importante università ed è un grande centro culturale e artistico. Per noi oggi è solo un lazzaretto, un luogo da cui stare alla larga per chissà quanto tempo.
Per quelli che ci vivono non è così, però. Il documentario vecchio termina con le immagini dello sfacelo di oggi, una sorta di prima e dopo sensazionalista, giusto per tenere il focus sulla disperazione dilagante. “A Wuhan non siamo tutti contagiati” dice in cinese la voce fuori campo di un ragazzo.
Penso alla Cina camminando per i parchi deserti della mia città. Giro l’angolo ed una gigantesca pianta di bambù mi costringe ad ammirarla. Il bambù fa pensare alla Cina. Incredibile cosa la mia mente sia stata capace di mostrarmi, proprio mentre ripensavo al documentario di poco prima.
Lezioni di vita dalla natura
So di un’antichissima leggenda che racconta come l’umanità sia nata da un ramoscello di bambù. Non è casuale che l’oriente abbia come simbolo questa pianta dalle numerose virtù. In Cina insieme al pruno, l’orchidea ed il loto, il bambù è considerato uno dei quattro esseri superiori.
Questa pianta dal fusto slanciato, oltre a poter vivere anche con poca luce, mostrando una sorprendente adattabilità agli ambienti, ha la caratteristica di piegarsi senza spezzarsi. Questa capacità è detta resilienza ed è una molto interessante anche per noi umani.
Il fusto del bambù cresce dritto e alto, tanto da evocare la longevità e la gioventù eterna, essendo oltretutto sempre di colore verde. Il fusto si divide in anelli che gli conferiscono robustezza, i quali sono considerati in Oriente metafora dei salti o delle tappe della vita da superare per giungere all’illuminazione. Voi tutti sapete quanto in Asia quello dell’illuminazione sia un tema molto più caldo che da noi.
Il cuore vuoto
Una cosa che mi ha molto colpito nelle mie ricerche è il detto cinese che accosta il fusto cavo della pianta al cuore degli uomini. “Avere il cuore vuoto”, un’espressione che per noi occidentali, votati al materialismo e all’abbondanza a qualunque costo, potrebbe a prima vista suonare dispregiativa. Si tratta di un grande pregio in Cina. Il cuore vuoto è privo di vanità e sufficienza. E’ la parafrasi dell’umiltà, termine un po’ in disuso da noi, ma ancora molto apprezzato in Asia. Il suo significato è più profondo di quanto ci possa apparire, se pensiamo che in tempi molto antichi , prima che il cuore venisse designato come sede dei sentimenti, era considerato sede della mente.
Quale che sia la Vostra opinione in merito, ritengo che la pianta di bambù mai come ora ci sia utile come simbolo per comprendere quello che sta accadendo e per passare attraverso questa esperienza. Naturalmente nessuno di noi a livello coscienziale è in grado di dire per quale ragione l’umanità in momenti diversi della storia crei eventi pandemici, ma il mio parere è che qualcosa da imparare ci sia anche in questo.
Supereremo anche questa
Se prendiamo ad esempio la pianta di bambù, una dote che viene fortemente sottostimata nei nostri tempi votati al “devi essere al top in ogni momento, se cadi sei un debole”, è la RESILIENZA. La capacità di piegarsi davanti alle difficoltà, ma senza spezzarsi, senza farsi sopraffare mai completamente. Riservando dell’energia per potersi rialzare. La debolezza esiste e serve a bilanciare la forza. Non si può credere di poter essere sempre la migliore versione di sé stessi, ma ci si può impegnare per non perderla di vista, neppure nei momenti più neri. La resilienza è quella spinta per cambiare pagina, per riscrivere un finale venuto male, che non ci piace. La resilienza ci guida verso ciò che ci viene meglio non peggio.
Mi auguro che noi tutti si tragga qualche insegnamento utile da questo tempo extra che non ha chiesto nessuno. Mi auguro che si colga l’occasione di fermarsi davvero. Fermarsi e pensare. Pensare al bambù e al suo fusto cavo, al vento che gli sussurra tra le fronte, agitandone qua e là le foglie appuntite. Perciò amici, auguro a tutti di avere un cuore vuoto, Xu Xin, come dicono in Cina, di superare voi stessi ogni volta che potete e di piegarvi fino al suolo alla prima folata di vento, per poi rialzarvi e ritornare maestosi!